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Gli onsen (温泉) sono le terme tradizionali giapponesi. Non sono semplici bagni termali come tanti altri, il termine “onsen”, infatti, si usa appositamente per indicare una sorgente naturale d’acqua calda. Alcune di queste sono all’aperto (rotenburo), altre invece si trovano in spazi coperti. Secondo un antico detto nipponico non bisognerebbe mai abitare a più di un’ora da un onsen. Queste sorgenti termali naturali sono molto diffuse in Giappone, tanto che nel 2019 se ne contavano più di 2.500 omogeneamente dislocate su tutto il territorio nazionale. Trovandosi in quella che viene definita la “Cintura di Fuoco del Pacifico”, infatti, il Giappone è un paese dall’attività tellurica e vulcanica molto particolare. La diffusione di fonti termali naturali lo testimonia.
Cos’è un onsen?
Per essere riconosciuta dal governo giapponese come “onsen”, una struttura termale deve avere delle caratteristiche particolari. La sua acqua deve avere una temperatura naturale di almeno 25°C. Deve contenere inoltre più di 19 sali minerali specifici, noti per le loro proprietà benefiche e rigeneranti. Le acque termali degli onsen hanno un effetto sorprendente sulla pelle. Secondo i giapponesi la rendono “sube-sube” ovvero liscia e rivitalizzata. I benefici del bagno negli onsen non sono solo fisici, ma anche mentali, se non proprio spirituali. In Giappone, infatti, il bagno alle terme rappresenta un vero e proprio rito, formalizzato nei secoli anche dalla tradizione shintoista.
Breve storia degli onsen
I reperti archeologici testimoniano che già nel lontano 4.000 a.C. gli abitanti del Giappone erano soliti bagnarsi alle sorgenti termali. La pratica ha assunto presto un significato religioso. Fare il bagno non significava solo detergere il corpo, ma anche ripulire “il cuore”. I monaci giapponesi shintoisti, infatti, eseguono una pratica chiamata “misogi”. Questo rito di purificazione prevede la meditazione sotto l’acqua di una cascata, o nel letto di un fiume. A partire dall’VIII secolo d.C. si è iniziato a parlare degli onsen come di luoghi dagli effetti curativi. La cultura degli onsen si è diffusa poi sempre più capillarmente in tutto il paese, diventando per molti giapponesi un elemento identitario. Le terme avevano infatti un luogo di socialità importantissimo, con riti e usi specifici. Basti pensare che fino all’epoca della Restaurazione Meiji (1866-1869), uomini e donne potevano incontrarsi liberamente nudi nelle stesse acque. Il governo giapponese ritenne poi l’usanza “barbarica” e per uniformarsi ai costumi occidentali dell’epoca impose che ci fosse un accesso alle terme diversificato per uomini e per donne, usanza tuttora valida.
L’etichetta degli onsen
I giapponesi hanno un grandissimo rispetto delle formalità, soprattutto nei luoghi pubblici. Chi visita il paese del Sol Levante deve informarsi attentamente sugli usi locali, se non vuole incappare in spiacevoli imbarazzi. Vediamo insieme cosa fare (e cosa assolutamente non fare) recandosi in un onsen giapponese:
1. Lavarsi prima di entrare in acqua
Prima di immergersi nelle acque calde è fondamentale lavare con cura il proprio corpo, utilizzando il sapone e risciacquandosi molto attentamente. A tal fine, ci si recherà in una zona dove sono situati appositi rubinetti, sgabelli e bacinelle. È un gesto di grave maleducazione entrare in acqua sporchi, oppure ancora insaponati.
2. Spogliarsi integralmente
In Giappone c’è una cultura del corpo molto diversa da quella occidentale. La nudità non è un tabù e non ha necessariamente il portato erotico che ha in Occidente. Fare il bagno nudi con persone dello stesso sesso è la norma. Ognuno porterà con sé un piccolo asciugamano per coprirsi quando è fuori dall’acqua. Molti giapponesi appoggiano l’asciugamano fuori dalle vasche, o lo tengono in testa. L’importante è che non venga immerso, non si immergono stoffe in acqua. Proprio per questo, il fatto di indossare un costume da bagno potrebbe essere motivo di imbarazzo. Il costume potrebbe infatti essere sporco, o restare impregnato di sapone al momento del lavaggio. Se la nudità integrale può creare problemi, meglio documentarsi in anticipo sulle possibilità o meno di indossare un costume da bagno. In alternativa, molti stabilimenti offrono anche delle sale private per godere delle acque termali senza esporsi al pubblico.
3. Fare attenzione alla temperatura dell’acqua
L’acqua degli onsen giapponesi è generalmente più calda rispetto a quella delle terme europee. In media la temperatura delle vasche si aggira intorno ai 40°C, ma potrebbe anche facilmente superarli. Bisogna quindi evitare di strafare, meglio immergersi in modo graduale, badando alle tempistiche del bagno. Niente eroismi, se la temperatura sale troppo bisogna uscire, evitando così eventuali malori.
4. Evitare rumori, schiamazzi e schizzi
Gli onsen sono luoghi di relax, di riposo e di meditazione. È bene quindi rispettare la pace del luogo, parlando sempre a voce molto bassa ed evitando rumori molesti. Banditi schizzi, tuffi e giochi acquatici che potrebbero disturbare gli altri frequentatori del luogo. L’onsen non è né una piscina, né un acquapark. In molti stabilimenti vi sono tuttavia luoghi riservati ai più piccoli, ideali per far giocare i bambini senza disturbare gli altri visitatori.
5. Coprire i tatuaggi
Generalmente gli onsen non accettano persone tatuate. Nella cultura giapponese il tatuaggio simboleggia l’appartenenza a una banda della yakuza, ovvero alla criminalità organizzata. È quindi un simbolo di “disonore”, nei confronti del quale vige un forte tabù, profondamente radicato nella società nipponica. Per questo, chi ha dei tatuaggi dovrebbe informarsi con anticipo sulle possibilità di entrare in un dato stabilimento termale. Negli ultimi tempi, alcuni onsen stanno mostrando una certa apertura nei confronti dei turisti occidentali tatuati. Molto spesso vengono venduti cerotti o fondotinta water-resistant per coprire la porzione di pelle inchiostrata. Per evitare ogni imbarazzo è sempre meglio fare presente la cosa in anticipo e domandare come comportarsi. Esistono anche onsen “tattoo-friendly”.
La cultura degli onsen è molto antica e raffinata, e molti dei suoi aspetti sono sconosciuti agli occidentali. Se si avessero dei dubbi sui comportamenti da tenere in certi contesti, la regola d’oro è sempre quella di domandare cortesemente agli abitanti del luogo, che saranno ben lieti di aiutare un turista che si mostra gentile e pieno di riguardo. Questo è sempre uno dei modi più autentici di dimostrare attenzione e rispetto nei confronti del paese che si sta visitando.
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