La maestosa città di Persepoli veniva definita dallo storico Diodoro Siculo, in un tempo assai lontano, “la città più ricca sotto il sole”, rappresentazione della magnificenza e della forza dell’Impero Achemenide – impero persiano esistito dal 550 al 330 a.C. Fu una delle cinque capitali dell’Impero achemenide ed è situata a circa cinquanta chilometri a nord della attuale città di Shiraz nella provincia del Fārs dell’attuale Iran.
Persepoli, chiamata anche Parsa, o Takht-e Jamshid per gli iraniani, divenne la capitale dell’impero persiano voluto da Dario I, il suo fondatore, detto anche Dario il Grande (522-486 a.C.). Fondata intorno al 518 a.C. è stata eretta ai piedi del monte Kuh-e Rahmat, chiamato “Montagna della Misericordia” o “monte di Mitra”, su una terrazza naturale, collocata in un’ampia pianura resa fertile dal passaggio del fiume Araxe. Nel corso del tempo fu oggetto di ampliamenti successivi ad opera di vari sovrani della dinastia Achemenide fondata da Ciro il Grande.
Maestosa quanto strana, la città sorgeva in una regione montuosa di difficile accesso, raggiungibile solo durante la primavera e l’estate, perché durante l’inverno le piogge rendevano le strade impraticabili. Nonostante ciò, Persepoli ospitava, oltre alla sede del governo, ogni festa o celebrazione reale.
Altri edifici furono costruiti per volontà dei suoi successori, tra i quali soprattutto il figlio di Dario il Grande, Serse I (486-465 a.C.) – che ordinò la costruzione della Porta di tutte le Nazioni, una grande sala adibita ad ingresso, costituita da 4 colonne e da 2 porte decorate con Lamassu (figure di divinità) in bassorilievo ed una serie di iscrizioni in persiano antico, atte a sottolineare il potere dell’impero, e il Palazzo delle Cento Colonne utilizzato per ricevere persone e delegazioni importanti, chiamato anche Sala del Trono, dove un bassorilievo mostra il re Ahuramazda sul suo trono, con una fila di soldati che lo sostengono.
Per la sua edificazione furono incaricati artisti e artigiani provenienti da ogni angolo dell’impero, capaci di creare uno stile unico chiamato “stile reale”, influenzato in particolar modo dall’arte babilonese ed egiziana. La città divenne capolavoro urbanistico di tutta l’antichità, luogo di maestosità e potere dedicato alla celebrazione del re degli Achemenidi e del dio Ahura Mazda. La sua magnificenza venne però brutalmente devastata nel 330 a.C., quando Alessandro Magno – dopo aver conquistato l’impero persiano – ne ordinò la distruzione, forse con l’intento di eliminare la città simbolo della dinastia decaduta.
Dopo l’incendio non vi furono restauri dei palazzi o di altri edifici, ma tramite il riutilizzo di materiali di spoglio, cioè delle macerie, furono innalzati alcuni edifici, tra i quali il più importante è il Tempio dei Frataraka. I Frataraka fu una dinastia di carattere locale che mantenne una sorta di autonomia fino l’epoca degli Arsadici (250 a.C. – 224 d.C.). Successivamente fu definitivamente abbandonata.
Persepoli, considerata sacra per la memoria della sua grandezza, nella ricchezza e poi nella rovina, divenne il simbolo degli antenati, della storia e della cultura persiana. Oggi è uno dei siti archeologici in Iran più visitati da turisti provenienti da tutto il mondo. È stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco nel 1979.
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