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I moai, le statue di Rapa Nui

I moai dell’isola Rapa Nui, nota anche come Isola di Pasqua, sono senza dubbio tra le statue più celebri al mondo. Sono grandi manufatti monolitici dalle fattezze umane, ricavati e scavati da un blocco unico di materiale tufovulcanico. Appartengono a complessi cerimoniali molto ampi. Simili statue sono tipiche della cultura polinesiana e ne esistono di differenti tipi.

 

Gli antichi moai di Rapa Nui

Le statue scolpite dalla popolazione polinesiana indigena Rapa Nui risalgono probabilmente a un periodo che va dal 1250 al 1500. Il sacerdote, missionario e linguista tedesco Sebastian Englert, che dal 1935 al 1969 ha vissuto sull’Isola di Pasqua, imparando la lingua Rapa Nui e vivendo a stretto contatto con i locali, ha numerato ben 638 moai. Tra il 1969 e il 1976 grazie all’Archeological Survey and Statue Project si è riusciti a identificare 887 statue e a calcolare che anticamente dovevano essere circa 1000.

 

Come sono fatti i moai di Rapa Nui

I moai sono alti dai 2,5 metri ai 10 metri. Il peso dei più grandi può variare dalle 70 alle 80 tonnellate. È stato rinvenuto un particolare esemplare di 21 metri, ma la sua opera è incompleta. La maggior parte dei moai presenta un mento alto e labbra serrate, un’espressione severa e molto ieratica. I loro occhi hanno le orbite vuote, ma come dimostrano alcuni esemplari, originariamente avevano una pupilla di ossidiana circondata da una sclera di corallo bianco. Molte possiedono in testa un “pukao” ricavato da un tufo di colore rosso, che molti hanno identificato come un copricapo oppure come pettinatura tradizionale maschile polinesiana. Secondo diverse ricostruzioni, originariamente queste statue erano dipinte. Alcune di queste presentano infatti delle tracce di verniciatura bianca e rossa.

In molti casi è visibile solo la testa delle statue, ma queste in realtà hanno un corpo sottostante, generalmente un busto interrato. In molti casi la statua termina all’altezza dell’ombelico della figura, mentre alcuni esemplari presentano il “maro”, ovvero un perizoma che copre le loro parti intime. Sul loro dorso dei moai si ritrovano di molto spesso dei simboli in rongorongo, sistema di glifi tipico dell’isola di Pasqua non ancora decifrato. Compare molto spesso una falce detta anche “Vaka”, che molto probabilmente rappresenta una canoa.

Nonostante al nostro occhio il loro aspetto risulti molto uniforme, sono figure individualizzate. L’esploratore tedesco Wilhelm Geiseler, che visitò l’Isola di Pasqua verso la fine dell’Ottocento, era rimasto molto sorpreso nel vedere un capo villaggio Rapa Nui che nominava ogni singolo moai, distinguendo l’identità di ciascuno.

 

Come raggiungere l’isola di Rapa Nui?

Rapa Nui si è aperta al turismo solo a partire dal 1967. Prima non esistevano voli commerciali per quella che è una delle isole più remote del Pacifico. Oggi l’Isola può essere raggiunta da Cile con i voli della compagnia LATAM Airlines. I voli partono da Santiago del Cile, o anche da Tahiti, per un viaggio che in media si attesta sulle 5 ore.

Raggiungere l’isola via mare è complesso. Il porto isolano, noto come Hanga Roa, è molto piccolo e non vi possono attraccare grandi navi crociera. Generalmente viene raggiunto in motoscafo, ma è importante tenere a mente che spesso il mare è troppo mosso e l’operazione risulta impossibile. Nonostante raggiungere Rapa Nui sia piuttosto difficile, l’Isola ospita moltissime strutture ricettive per ogni fascia di prezzo. Ovviamente il costo della vita è più alto rispetto a quello del Cile, considerato che buona parte dei beni presenti sull’isola sono di importazione.

 

Un moai italiano

Raggiungere il centro del Pacifico non è operazione semplice? Arrivare a Viterbo potrebbe essere sicuramente più agevole. Vi chiederete giustamente, perché proprio a Viterbo? Perché a pochi chilometri da questa città, nel borgo di Vitorchiano si trova un vero moai polinesiano. Non è di origine antica, risale al 1990, ma questo non lo rende meno speciale. È stato scolpito da undici indigeni dell’Isola di Pasqua invitati dalla RAI alla trasmissione “Alla ricerca dell’Arca”. La produzione televisiva ha reperito una pietra vulcanica simile a quella dell’Isola di Rapa Nui: un blocco di peperino di trenta tonnellate. Undici Rapa Nui della famiglia Atanm hanno scolpito il blocco utilizzando solo asce manuali e pietre. Il processo di scultura segue un rito sacro, per cui gli scultori hanno ballato e cantato, con lo scopo di assicurare a tutti prosperità e buona sorte. A una condizione, però. Il moai non può essere assolutamente spostato dal luogo in cui è stato scolpito, pena grandi sciagure. Il moai resta quindi fisso a Vitorchiano e potrebbe essere senza dubbio una meta molto interessante per un weekend alternativo nella Tuscia.

 

Photo Credits:
Foro di Louis Vest per Flickr

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